Introduzione
Se oggi stai cercando di capire quali saranno i lavori più richiesti in Italia 2026, molto probabilmente non lo fai per semplice curiosità ma perché vuoi prendere una direzione che funzioni davvero nel tempo, una strada che ti garantisca competenze spendibili, crescita professionale e uno stipendio dignitoso, evitando di ritrovarti tra un paio d’anni con un titolo di studio o un corso alle spalle che il mercato non richiede più.
Quello che ti propongo qui è un percorso ragionato che unisce dati affidabili, buon senso professionale e un metodo di scelta, così da orientarti senza cadere nelle mode o nelle promesse facili.
Indice
Cosa sta succedendo ora in Italia
I dati 2024-2025 che anticipano il 2026
Le professioni più richieste (e perché)
I macro-settori che esploderanno
L’errore più grande che sta facendo chi ha meno di 30 anni
Come scegliere che direzione prendere
L’obiezione più comune
1. Cosa sta succedendo in Italia
La trasformazione del lavoro sta accelerando non tanto perché “la tecnologia ruba il posto alle persone”, retorica che appartiene più al passato che al presente, quanto perché le aziende hanno bisogno di profili realmente competenti, capaci di integrare saperi tecnici, capacità relazionali e senso del business; il punto non è la scarsità di curricula che arrivano sui desk dei recruiter, ma la scarsità di candidati in grado di risolvere problemi concreti, di lavorare in contesti digitalizzati e regolati da nuove norme, e di trasformare strumenti come l’intelligenza artificiale in risultati misurabili per l’organizzazione.
In questo quadro, i numeri italiani raccontano un fenomeno che non possiamo ignorare: la difficoltà di reperire le figure giuste è elevata e persistente, segno di un mismatch tra domanda e offerta che non si risolve da solo e che, anzi, tenderà ad ampliarsi se non colmiamo il divario di competenze e di orientamento. (Fonte Excelsior UnionCamere).
2) I dati 2024-2025 che anticipano il 2026
Se vogliamo capire dove andrà il mercato nel 2026, dobbiamo osservare con attenzione i segnali degli ultimi due anni: a livello internazionale i report di LinkedIn mostrano che crescono soprattutto i ruoli “ibridi”, cioè quelle posizioni in cui tecnologia, analisi dei dati e capacità di comunicare valore al business convivono nello stesso profilo, determinando una domanda che premia chi sa unire competenze hard e soft in modo credibile e produttivo, più che chi si limita a presidiare una sola nicchia tecnica.
In Italia, inoltre, la fotografia del sistema produttivo parla chiaro: le imprese dichiarano carenza di candidati adeguati e fabbisogni crescenti di competenze green e digitali, mentre gli osservatori economici descrivono un mercato “teso”, con difficoltà di reperimento e colli di bottiglia che richiedono politiche formative mirate e scelte individuali più informate, capaci di incrociare l’interesse personale con la domanda reale.
3) Le professioni più richieste (e perché)
- AI Specialist e Prompt Engineer: figure chiamate a progettare, integrare e orchestrare soluzioni di intelligenza artificiale nei processi aziendali, traducendo esigenze di business in flussi dati-modello-output, con attenzione a qualità, compliance e impatto operativo.
- Data Analyst / Data Storyteller: professionisti che non si limitano a “fare dashboard”, ma aiutano le funzioni aziendali a decidere, trasformando dati in insight azionabili e raccontando i numeri in modo comprensibile ai decisori.
- Developer (in particolare Full-Stack): profili capaci di muoversi tra front-end, back-end, integrazioni API e cloud-native, preziosi per PMI e scale-up che hanno bisogno di velocità e versatilità nello sviluppo.
- Cybersecurity Specialist: ruoli spinti non solo dall’aumento degli attacchi ma anche dal quadro regolatorio (NIS2 e decreto di recepimento), che allarga platee e responsabilità, imponendo requisiti stringenti a molte organizzazioni italiane.
- Healthcare Specialist (infermieri, tecnici, professioni sanitarie): domanda sostenuta dall’invecchiamento demografico e dai piani di potenziamento dei servizi territoriali; competenze cliniche e tecnologie health-tech giocheranno insieme.
- Operai specializzati (edilizia/manutenzione edifici): Le imprese faticano a trovare operai con competenze tecniche (intonacatura, rifinitura, impianti) perché: a) l’età media è elevata, molti escono o vanno in pensione, b) i giovani preferiscono altri settori meno “manuali”, c) l’offerta formativa tecnico-professionale non riesce sempre a produrre risorse pronte all’ingresso.
- Operai specializzati meccanici/metalm-installatori-manutentori: la carenza è legata al processo di automazione e digitalizzazione: servono operai che sappiano intervenire su macchine più complesse; molti candidati non hanno ancora le competenze aggiornate. Inoltre la percezione del lavoro “da operaio metalmeccanico” può essere meno appetibile per i giovani rispetto a ruoli terziari.
4. I 3 macro-settori che esploderanno (+2)
Se guardiamo “dove” conviene investire il nostro tempo, emergono cinque direzioni solide, che valgono più di qualsiasi classifica di stipendi presa a sé stante:
- Informatica e Intelligenza artificiale applicata: dall’automazione dei processi alla personalizzazione dei servizi, passando per RPA, LLM e agenti; non è un settore, è un layer trasversale che innerva tutti gli altri.
- Cybersecurity e compliance: con l’entrata a regime delle norme NIS2 e dei decreti attuativi italiani, molte imprese saranno obbligate a rafforzare governance, processi e controlli, aumentando la domanda di professionisti e fornitori qualificati.
- Sanità e servizi alla persona: l’Italia invecchia, e questo significa fabbisogni crescenti di professioni sanitarie, tecnologie per la cura a domicilio e organizzazione dei servizi sul territorio.
- Industria/manifattura: quadro misto ma con assunzioni previste soprattutto in meccatronica, alimentare e metallurgia nei dati Excelsior; per Confindustria l’occupazione industriale ha tenuto/recuperato, pur con criticità in alcuni comparti.
- Costruzioni: mostrano una “solida tenuta” nelle previsioni Excelsior e restano fra i settori con segnali occupazionali positivi anche per Confindustria.
5. L’errore più grande che sta facendo chi ha meno di 30 anni
Lo dico con franchezza e con affetto professionale: molti stanno scegliendo “il lavoro” guardando contenuti brevi, estetici e ad alto impatto visivo, dove il focus è la scenografia di una vita lavorativa ideale e non la sostanza di ciò che il mercato chiede; la realtà è che il mercato non assume storie instagrammabili, ma competenze verificabili, capacità di apprendere in fretta, e risultati che si possono raccontare con numeri, casi e referenze.
6. Come scegliere che direzione prendere
La risposta corretta non è “scegli una professione e incrociala”, perché in un contesto che cambia ogni 12-24 mesi rischieresti di costruire una gabbia; la risposta è scegli un’area di impatto, cioè un ambito in cui senti energia e vedi la domanda, e poi costruisci competenze misurabili con micro-progetti, portfolio e certificazioni essenziali.
Per farlo senza perdere anni, usa una griglia semplice ma potente, che incrocia tre dimensioni:
- cosa sai già fare (skill effettive, non desiderate),
- cosa ti attrae davvero (interesse sostenibile, non curiosità passeggera),
- cosa il mercato paga (domanda osservabile nei dati e nei report).
Nel punto di intersezione non c’è “il lavoro per sempre”, ma la tua traiettoria iniziale; e ricorda che il mercato non vuole generalisti confusi, bensì specializzazioni micro che risolvono problemi precisi dentro filiere e contesti concreti.
7. L’obiezione più comune
“E se tra due anni cambia tutto?”, in realtà cambia tutto comunque, anche se rimani fermo, e proprio per questo conviene posizionarti su una direzione che cresce e sviluppare la capacità di aggiornarti in modo continuo, perché la vera assicurazione contro l’incertezza non è indovinare il mestiere perfetto, ma imparare a fare upgrading delle tue competenze con metodo, leggendo i segnali deboli del mercato e capitalizzando ogni esperienza in evidenza spendibile.
8. Conclusione
Arrivati al punto, la domanda non è più “quali sono i lavori in trend”, perché questa informazione, da sola, serve a poco; la domanda decisiva è: in quale di questi trend posso e voglio inserirmi, con quali passi concreti nei prossimi 90 giorni, e con quali prove misurabili da mettere in un portfolio che racconti il mio valore.
Questo è il lavoro di orientamento serio, ed è esattamente la missione di DoveInizio: non ti offriamo una risposta motivazionale o una lista di professioni suggestive, ma un percorso guidato, basato su dati italiani e trend globali, che traduce gli insight in un piano di azione personalizzato.
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