L’Università in Italia attraversa una fase critica, evidenziata dall’incremento del tasso di abbandono degli studi, che nel 2021-2022 ha raggiunto il 7,3%, il più alto degli ultimi anni. Le cause di questa crescente tendenza sono molteplici e vanno dalla mancanza di orientamento e tutorato, all’ambiente universitario poco attrattivo, alle difficoltà economiche e alla scarsa prospettiva lavorativa.
Secondo un’analisi statistica del ministero dell’Università e della Ricerca, la percentuale di abbandono è più elevata tra gli universitari maschi (7,4%) rispetto alle donne (7,2%). La mancanza di programmi di orientamento e supporto psicologico, insieme alla difficoltà economica e alla rigidità delle regole di concessione delle borse di studio, contribuiscono a generare demotivazione e frustrazione tra gli studenti.
La pandemia ha accentuato questa tendenza, con il 33,4% degli studenti che hanno manifestato scetticismo verso la didattica a distanza, considerando l’ipotesi di abbandonare gli studi. La crisi economica e l’incertezza lavorativa hanno amplificato i problemi, portando molti giovani a rinunciare al percorso accademico.
Una delle conseguenze di questo fenomeno è la fuga all’estero di giovani laureati, che ogni anno priva l’Italia di circa ottomila talenti tra i 25 e i 34 anni. Secondo dati di Intesa Sanpaolo, su 120.000 laureati che hanno lasciato il Paese, solo 40.000 sono tornati, con un saldo negativo di 80.000 giovani.
La ricerca “Chiedimi come sto” ha evidenziato che la volontà di abbandonare gli studi è più diffusa tra gli universitari rispetto ai ragazzi delle scuole superiori, soprattutto tra coloro che frequentano facoltà scientifico-tecnologiche e umanistico-sociali. Sono emersi anche profili a rischio maggiormente esposti, come gli studenti provenienti dalle regioni meridionali e quelli con condizioni socio-economiche svantaggiate.
Il sistema universitario italiano conta attualmente novantanove università, di cui undici sono telematiche. Negli ultimi anni, le università telematiche hanno registrato un significativo aumento di iscritti, passando dal 2,5% al 11,5% del totale degli studenti universitari. Questo cambiamento è stato favorito dalla maggiore flessibilità nell’offerta formativa e dall’aumento degli studenti lavoratori.
Nonostante l’aumento delle iscrizioni, il sistema universitario italiano resta poco attrattivo per gli studenti stranieri e registra un tasso di abbandono ancora elevato. Secondo Daniele Livon, direttore di Anvur, è fondamentale investire nell’attrattività internazionale delle università e nell’integrazione dell’offerta formativa con le esigenze del mercato del lavoro.
La pandemia ha esacerbato la situazione, portando ad un aumento dell’abbandono degli studi durante i mesi di lockdown. La didattica a distanza ha reso più complesse le azioni di orientamento e tutorato, contribuendo allo stress e alla frustrazione degli studenti.
Per contrastare il fenomeno dell’abbandono universitario, è necessario migliorare le politiche di orientamento e supporto agli studenti, ridurre le disuguaglianze socio-economiche e valorizzare il titolo di studio universitario sul mercato del lavoro. Solo così si potrà garantire a tutti gli studenti la possibilità di completare il proprio percorso di studio in modo dignitoso e tranquillo.